Quello che le donne non dicono

Pubblicato il da marinabisogno

donnacongatto.jpg

 

Il non detto è parte del successo di uno scritto, di un racconto o di un romanzo. Se si parla di donne, poi, la forbice tra  pensato, desiderato e confessato si allarga a vista d’occhio. Un esempio per tutti? “Gatto sotto la pioggia di Hemingway: un racconto breve, apparentemente semplice, ma che cela una realtà diversa, altra, seppure mai detta.

La protagonista è un’americana, anonima, moglie di un tale George. La coppia è in vacanza in un albergo deserto, e in un pomeriggio qualsiasi di pioggia, lei è intenta a guardare fuori dal balcone. Si accorge di un gattino, tutto bagnato.

 

Impiega un attimo a realizzare che tutto ciò che desidera è quel gatto. Il marito è sdraiato sul letto a leggere. Si offre, contro voglia, di scendere a recuperare il micio, ma la moglie è già per le scale. Giù, nella hall, l’albergatore le porge, e riporge, una serie di attenzioni, che fanno subito breccia . Lei resta zitta, ma pensa. Pensa che le piace quell’uomo, che le piacciono i suoi modi e le sue mani. Lui non si avvicina mai. La segue con lo sguardo, l’assiste, sempre, con estrema riverenza. Intanto, lasciati correre i pensieri, la signora realizza che il gatto è sparito.

 

Risale in camera, a mani vuote.  Suo marito è sempre là, dove l’aveva lasciato, impassibile. Lei inizia ad esprimere desideri a raffica, seduta di fronte alla specchio. Vuole tagliarsi i capelli, vuole una pettinatura nuova e quel gatto. Voglio, voglio, voglio: una pletora di false esigenze per colmare un vuoto affettivo o forse esistenziale. Ma questo l’autore non lo dice. Lo lascia supporre, tra le righe, con una scrittura magistrale. Come può un uomo scavare così a fondo nell’animo femminile ed evocarne le comuni frustrazioni?

 

Il romanticismo dell’albergo deserto, del ticchettio della pioggia battente sul balcone non bastano ad avvolgere i protagonisti in un’atmosfera amorosa. Tra i due scricchiola una crepa, forse già irreparabile. Mentre George è immerso nel suo mondo libresco, lei intercetta, stranita, quei pensieri soffusi di piacere ogni volta che l’albergatore le porge un inchino.

 

Sul far della sera, poi, qualcuno bussa alla porta: è la cameriera. Ha in braccio un gattino e confessa che è stato il padrone ad ordinarle di consegnarlo alla signora. Il gatto è solo un pretesto, una pericolosa metafora di un’insofferenza forte, di un disagio che è già separazione.

Con tag Letteratura

Per essere informato degli ultimi articoli, iscriviti:
Commenta il post