Il tè nel deserto

Pubblicato il da marinabisogno

il tè nel deserto

 

“Ain Krorfa cominciava a ridestarsi dal suo torpore quotidiano intriso di sole. Dietro il forte, situato vicino alla moschea su un’alta collina rocciosa che si elevava nel bel mezzo dell’abitato, le strade divenivano informali, c’erano le vestigia dell’originaria e disordinata planimetria del quartiere indigeno. Nelle stalle, le cui lampade instabili avevano già cominciato ad alternare languori con guizzi improvvisi, nei caffè all’aperto dove il fumo di hashish stagnava nell’aria, perfino la polvere dei sentieri nascosti e bordati di palme, c’erano uomini accovacciati che alimentavano con la ventola piccoli fuochi, facendo bollire l’acqua nei recipienti di latta, preparando il tè, gustandolo”.

 

Il tè nel deserto, di Paul Bowles, (Feltrinelli, quarta edizione 2008) è la mappa del lungo viaggio di Kit e Port, che in compagnia del loro amico Tunner, partono per il Maghreb.

 

Il matrimonio dei protagonisti è in crisi: litigano di continuo, e gli spazi che li separano diventano, giorno dopo giorno, incolmabili.

 

Kit, unica donna del gruppo, è sofisticata ma ribelle. Port non riesce a starle dietro: è spesso distratto, annoiato. Allora fugge, per ritrovarsi tra le braccia di sinuose danzatrici, col viso cupreo e i polsi ingombri di antichi monili.

 La coppia si insegue, ma si arrende presto all’evidenza. Tunner e le scappatelle di Port diventano lo specchio dell’infelicità matrimoniale, che non trova soluzione, neanche in tragiche circostanze.

 

La natura, incantata, amplifica l’irrequietezza dei personaggi, il non sense di una diuturna ricerca, che sfocia, ben presto, in un disastro.

L’incanto del Nord Africa è fatuo, incapace di suggerire risposte. Il deserto, le dune, i cieli stellati: scorci ancestrali ed insidiosi.

 

Viaggio dopo viaggio, i tre affrontano un mucchio di pericoli: i paesi assolati nascondono diverse insidie, o peggio una pericolosa malattia. Il deserto, infinito, li risucchia in un pozzo senza fondo, dove ciò che è perso non sarà ritrovato, e quello che resta, dovrà essere difeso a costo della vita

 

Bowles conosce alla perfezione i territori del romanzo, e traccia, così, la linea di confine tra la società orientale e quella occidentale. Anch’egli ne subisce il fascino, proprio come Port.

Descrizioni dettagliate, vere e proprie zoomate sui paesaggi, che raccontano di storie da mille e una notte. Dannazione e fascino per un paese dove, nonostante tutto, i tre non si sentono turisti ma viaggiatori.

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