L'uomo sentimentale di Marias

 Avete mai letto Javier Marias, lo scrittore spagnolo contemporaneo dallo stile ridondante e che usa la penna neanche fosse un pennello? Il suo “L’uomo sentimentale”, ad esempio, racconta la vita di un cantante, che, attraverso un lungo flash back, riferisce la sua esistenza nomade, in giro per città che non sente sue, e tra le quali si sposta annoiato. Si contorna di donne, tra le cui braccia cerca scampo dalla notorietà e dal successo. In occasione dell’ennesima esibizione, si dirige a Madrid e fa la conoscenza di Natalia Manur, una donna insofferente, ma intelligente ed affascinante.

Il cantante se ne innamora all’istante. I due intrecciano una relazione clandestina, uniti dalla solitudine, che, per un piano del fato, ne determinerà la separazione. Il lettore apprende la storia attraverso il ricordo, intaccato dai limiti della memoria. Le voci, i gesti, le sensazioni, si rivelano attraverso un sogno, che induce il protagonista a ripercorrere l’intera vicenda. La voce procede a tentoni, tastando il tempo che fu e che non è più. Nel buio della notte, rischiarato dalle luci dell’alba, i personaggi si cercano, si attraversano e si dividono di colpo. Tizzoni che ardono con rapidità, esseri affamati di vita nell’istante stesso in cui la riscoprono. Le impressioni si fanno nitide: dalla scatola dei ricordi riemergono personalità mutevoli, che non bastano a se stesse, che tentano di liberarsi dal giogo del loro destino precario.

Il viaggio è la metafora della vita,  stanze dove i protagonisti si inseguono e si interrogano. Come tutti gli scrittori latini, anche Marias punta all’affabulazione, all’assuefazione da profumi, voci e sensazioni. Una scrittura passionale ed evocativa, che personalizza una prova scrittoria a dir poco magistrale. Un libro avvolgente, capace di afferrare il lettore per la gola, rivelandogli, così, l’essenza della passione amorosa.