Non è un paese per donne

Pubblicato il da marinabisogno

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In questi giorni ho letto “Non è un paese per donne, l’antologia a cura di Cristina Zagaria e Carmen Pellegrino (Mondadori editore, 2011), a cui hanno partecipato giornaliste, scrittrici, attrici e blogger. Ciascuna ha raccontato una storia, ciascuna ha dato voce ad una vita. Perché?

 

Era il 13 febbraio 2011 quando tutte le piazze italiane si sono tinte di rosa al richiamo di “Se non ora quando”, dopo l’ennesimo scandalo politico-sessuale di Silvio Berlusconi. C’ero anch’io quel giorno in piazza, e chi ha sfilato con le altre, è tornata a casa più forte, più ricca, vogliosa di condividere quella presa di coscienza, simile a uno sfogo, a un’idea covata in silenzio, e che non aspettava altro per esplodere.  

 

Nella mente di Cristina e di Carmen, la miccia di questi racconti deve essersi innescata così. Immagino il tam tam di telefonate, di e-mail. Alcune autrici sono napoletane, d’origine o d’adozione, poco importa. Il 15 Gennaio presenterò il libro al Caffè letterario Nuovevoci, fondato con altri amici a Torre Annunziata, la città dove vivo e dove è ambientata una delle vicende dell’antologia. Desideravo leggerla da tempo e la presentazione, ormai imminente, è stata l’occasione giusta.

 

Donne che hanno scelto di omaggiare altre donne: un atto di solidarietà profondo, che trova nella scrittura il senso più vero. Non è un caso che Margherita Oggero, Carmen Pellegrino, Elvira Seminara, Raffaella Ferrè, Emilia Marasco, Patrizia Rinaldi, Cristina Zagaria, Viola Di Grado, Barbara Garlaschelli, Cristina Sivieri Tagliabue, Buci Caterina Sopelsa, Manuela Iatì, Francesca Barra e Alessandra Faiella abbiano optato per la narrativa. È proprio il racconto ad esaltare le esperienze, intime, delle protagoniste. Un saggio, o un articolo, non avrebbe reso allo stesso modo. Ogni autrice ha preso spunto da storie vere, tessendone le fila e i risvolti: storie di donne dei nostri giorni, vive o morte, che in un modo o nell’altro, hanno lasciato un segno. Donne coraggiose, eroine del quotidiano, che hanno scelto di vivere senza tirarsi indietro, mai.

 

Matilde Sorrentino, la mamma coraggio di Torre Annunziata, e le Mamme Vulcaniche di Terzigno, sono quelle a me più vicine. Non nascondo di essermi commossa davanti alla loro forza. Tuttavia non ci sono solo loro. L’ingrediente vincente di questo puzzle di esistenze, infatti, è la diversità: una diversità apparente, che converge in un’unica condizione, la donna.

 

E così, all’indomani dell’omicidio di Stefania Noce, mi sento di dire, che sì, il femminismo ha ancora senso. Ma non come istrionica manifestazione della femminilità, bensì come movimento culturale, di sensibilizzazione e di riflessione per l’intera società.

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