Questioni di genere

Pubblicato il da marinabisogno

 

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Ho davanti la fotocopia in dimensione originale del “ Giornale delle donne” fondato nel 1868. Il logo raffigura una donnina tutta azzimata e intenta a leggere un libro. Vicino a lei, una bambina che legge a sua volta. “Questa fede di riuscita è il miglior elogio, la più sicura garanzia, la migliore promessa” c’è scritto in alto a sinistra.

 

L’articolo è del 1934. Il messaggio è chiaro: informare le donne della vita intellettuale, passando in rassegna l’attività femminile in ogni campo, compreso il focolare domestico. Lo stesso focolare che cinquant’anni dopo sarebbe stato aborrito e che oggi, invece, sembra tornato di moda. A questo proposito mi viene in mente un aneddoto pregnante.

 

Ieri sera la mia amica Pina era seduta al tavolo con tre ragazze, ma non c'ha scambiato nemmeno una parola. "Perché?" le ho chiesto io incredula. "Parlavano solo di matrimonio" mi ha risposto lei con gli occhi sgranati di chi ha appena visto un mostro.

Ho sorriso. In un attimo mi sono figurata  la sua faccia mascherare a stento l'agitazione e la sensazione di prurito che le assaliva il corpo.

 

A quanto pare le tre fanciulle non lavorano, eppure sono ansiose di diventare mogliettine modello, di quelle col grembiulino e le presine a portata di mano. "Ti rendi conto, queste non potevano pagarsi la pizza ma sono prossime alle nozze" ha commentato Pina.
E chissà che espressione deve aver assunto la mia amica quando uno dei futuri coniugi le ha rivolto la parola solo per chiederle se era sposata. "Non ci penso nemmeno" l'ha stroncato lei, sempre più insofferente.

 

Certo Pina ha un problema. Non so perché ma ogni volta che sente parlare di matrimonio inizia a sudare. "Guardo troppi film femministi" si giustifica lei.

 

Ma in fondo non ha tutti i torti. Insomma, cosa ne è stato dell''eredità dei movimenti per l'indipendenza femminile?
 Simone de Beauvoir, ad esempio, negli anni Settanta ha scritto nel suo “Il secondo sesso”una sacrosanta verità "Il codice francese non pone più l'obbedienza nel numero dei doveri della sposa e ogni cittadina è divenuta un'elettrice; queste libertà civiche rimangono astratte quando non sono accompagnate da un'autonomia economica (...)".

 

È vero. Senza lavoro non esiste identità e senza identità non esiste libertà.

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V
Il problema non è il matrimonio in sé, bensì l'identità. Che nessuna di noi dovrebbe perdere, che tutte noi dovremmo coltivare, a cominciare dall'indipendenza economica. Purtroppo invece sono<br /> ancora molte le donne per le quali un "buon matrimonio" è la massima aspirazione. E per questo rinunciano magari anche all'università, ad una (seppure piccola) carriera... per finire spesso, a<br /> 40-50 anni, coll'avere dei grandi rimpianti (ne conosco alcune).<br /> Io a volte la sera sono talmente stanca da crollare appena poggio la testa sul cuscino, ma mi sento completa e serena e non cambierei la mia vita con nessun'altra: un figlio, la spesa, la cucina,<br /> il lavoro che spesso richiede che mi alzi alle 4.00; nei ritagli riesco ad inserire qualche buon libro, qualche buon film, un po' di blog... Ah, già: manca il marito! Rottamato: e non ho il tempo<br /> (né la necessità) di rimpiangerlo. :)
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M
<br /> <br /> Cara grazie per il commento. Hai ragione. Infatti il problema non il matrimonio ma proprio il fatto che delle ragazze, non potendo nemmeno permettersi una pizza, aspirano solo a fare le mogli.<br /> Questo è triste. Ciao e a presto<br /> <br /> <br /> <br />